Betty Gobbo è un’artista con una profonda sensibilità per l’arte, che ha coltivato fin dall’infanzia. Cresciuta con un amore innato per la creatività, trascorreva il tempo a inventare e costruire giochi che condivideva con i suoi amici. Questa passione è stata nutrita dal padre Pietro, che le ha trasmesso un profondo rispetto per la natura e le molteplici forme d’arte che essa manifesta. Da lui, Betty ha imparato a cercare l’introspezione e a tradurre le esperienze quotidiane in intuizioni creative, ispirata da una Madre Natura che le appare a volte minacciosa, altre volte protettiva. Questi elementi sono diventati fondamentali nel suo percorso artistico, portandola a dar vita a creature apparentemente inanimate attraverso le sue opere.

Il percorso di formazione di Betty è iniziato al Liceo Artistico di Treviso, dove si è diplomata con una specializzazione nelle tecniche di lavorazione e decorazione della terracotta. Sin da subito, ha compreso la potenza espressiva di questa materia, che le ha permesso di instaurare una profonda e intima unione con le sue creazioni. Dopo il liceo, Betty ha continuato a coltivare la sua passione per l’arte frequentando la Scuola Internazionale di Grafica Pubblicitaria a Venezia, dove ha incontrato l’artista Robin Frood. Durante questo periodo, ha appreso tecniche come l’incisione, la progettazione grafica e la stampa.

Determinata ad approfondire ulteriormente le sue competenze, Betty ha partecipato a vari workshop artistici in diverse città italiane e ha frequentato la scuola d’arte TeKné a Casier. Qui, sotto la guida dei maestri scultori Elena Ortica e Gaetano Brugnano, ha affinato la sua espressione personale attraverso la tecnica del modellato, sperimentando con materia, forma, spazio e colore.

Per Betty, l’arte è un processo continuo e quotidiano di creazione, una metamorfosi personale che trasforma il pensiero poetico, l’immagine onirica e le esperienze vissute in opere tangibili. La sua arte non si limita alla scultura: ha avuto l’opportunità di esprimersi anche in altri ambiti artistici, partecipando alla realizzazione dei film “Nel nome del vino, uomini e vigne nella Marca Trevigiana” (2010) e “Caterina e il Magico Incontro” (2012) di Loris Mora, occupandosi dei costumi e della scenografia.

Attualmente, Betty continua la sua attività di scultrice nel suo studio, esponendo le sue opere in Italia e all’estero. Partecipa a mostre collettive in collaborazione con l’Associazione Artisti Trevigiani e altre associazioni culturali locali. Collabora con artisti italiani e internazionali alla realizzazione di progetti culturali e didattici, come il progetto “Tele in viaggio – Le donne Venete nell’emigrazione”, da lei ideato e realizzato in collaborazione con l’Associazione Trevisani nel Mondo. Questo progetto è in continua evoluzione, con nuovi sviluppi che coinvolgono anche le scuole.

Le opere di Betty Gobbo sono caratterizzate da una vibrante espressione di potere, grazia e femminilità. Le sue sculture spaziano da delicate figure femminili a opere monumentali, spesso ispirate da elementi naturali come il rosso del cotto, il blu profondo dell’acqua e il verde degli abissi marini. La sua capacità di catturare la bellezza della forma femminile e di raccontare storie attraverso le sue creazioni conferisce alle sue opere una sensualità e una forza che parlano direttamente all’animo umano.

Le sculture di Betty offrono allo spettatore un’esperienza estetica ricca di emozioni, sogni e pensieri. La sua abilità artistica trasforma la materia prima in personaggi vivi, dotati di una sensualità che rappresenta la vulnerabilità umana. Il linguaggio artistico che Betty ha sviluppato è unico e distintivo, rendendo le sue opere inconfondibili e durature nella memoria di chi le osserva.